Già nella Dichiarazione di Varsavia del lontano settembre 2013 si leggeva che: “Le applicazioni per dispositivi mobili (App) sono ormai onnipresenti. Le troviamo negli smartphone e nei tablet, sulle auto, in casa e fuori casa: sono sempre più numerosi gli oggetti che dispongono di interfacce-utente connesse ad Internet”.
Venendo a tempi più recenti, secondo il Report The State of Mobile 2022 della multinazionale data.ai, sono circa 4,8 le ore giornaliere che gli utenti trascorrono interagendo con il proprio telefono o con il tablet.
Inoltre, nel solo anno 2021 sono state lanciate 2 milioni di App (con un incremento del 7% rispetto all’anno precedente) e, in base ai dati relativi al loro utilizzo, si prevede che la spesa pubblicitaria mobile possa raggiungere i 350 miliardi di dollari nel 2022.
Ormai le App sono diffusissime tra tutti i fruitori dei principali device (smartphone, PC, tablet), che ne apprezzano la comodità e le interfacce accattivanti, e le usano per farci praticamente qualsiasi cosa!
Quelli riportati sono i dati più aggiornati che possediamo sul fenomeno del boom delle App, ma il trend è senza dubbio destinato a crescere.
Chi utilizza maggiormente le App e per quale scopo?
Lo sappiamo, è la generazione Z (cioè quella nata tra gli anni ’90 e i 2000) la più propensa all’uso delle mobile App.
Non solo questa fascia d’età scarica molte applicazioni sul proprio smartphone, ma le usa anche per parecchie ore al mese.
Per quanto riguarda la tipologia di App maggiormente scaricate, sono i social network a farla da padrone, sia in Italia che nel resto del mondo.
Dando un’occhiata alle singole piattaforme, sempre il Report The State of Mobile 2022 ci svela la classifica delle App più scaricate nel mese di marzo 2021.
TikTok, Facebook, WhatsApp e Instagram sono in testa alla classifica, e anche Spotify è tra le prime 10.
Facebook e WhatsApp hanno anche un altro primato: sono le App che registrano il maggior numero di utenti attivi.
Quello ludico-ricreativo non è tuttavia il solo scopo che giustifica il proliferare delle App in ogni settore.
Studiare, imparare, formarsi, esercitarsi sono diventate, soprattutto recentemente, altre valide ragioni per cui passare del tempo, sia al computer che al cellulare, tra un’applicazione e l’altra.
Potremmo affermare che l’esplosione delle App didattiche sia quasi un fenomeno a sé stante per proporzioni di utenti e attori coinvolti (insegnanti, educatori, psicologi, genitori, società EdTech) rispetto a quello generale del boom delle App.
Ma attenzione, non tutte le applicazioni utilizzate per la didattica sono sicure e rispettano la privacy di studenti e studentesse.
Quali App didattiche scegliere? Ecco i consigli per insegnanti e genitori
L’uso delle App didattiche sia a scuola che a casa, diventa sempre più massivo.
Questo fenomeno ormai inarrestabile ha degli aspetti positivi, ma anche critici.
Immaginiamo uno scenario tipico all’interno del contesto scolastico, in cui due insegnanti chiacchierano tra di loro davanti a un caffè.
Uno dice all’altra: “Ho scoperto un’app davvero fantastica. Contiene esercitazioni per tutte le materie e assegna un punteggio al completamento di ogni test. Ti consiglio di proporla anche alla tua classe”.
E l’altra risponde: ”Ottimo, dico subito ai miei ragazzi di scaricarla!”.
Facile no? Forse troppo. Così tanto da sottovalutare alcune importanti forme di cautela che servirebbero a tutelare la privacy di studenti e studentesse.
Prima di proporre un’applicazione didattica a bambini e adolescenti è bene prestare attenzione ad alcuni fattori.
Anzitutto, insegnanti e genitori devono accertarsi che l’App da utilizzare per l’apprendimento scolastico sia adatta all’età dell’utente che ne fruirà.
Poi è necessario che sia legalmente accessibile ai minori, e che i dati creati durante il login – se contengono informazioni personali – siano salvati su server nazionali o europei e protetti da adeguate misure di sicurezza.
Prima di far utilizzare un’App didattica ai propri studenti, gli insegnanti devono accertarsi che sia dotata di una privacy policy chiara e articolata in più punti, come quella pluripremiata di Khan Academy.
In sostanza, le domande da porsi sono: “Quali informazioni raccoglie l’App?”, “Come vengono usate e trasferite a terzi?”, “Come posso aggiornare o cancellare le informazioni personali?”, “Che cosa fa l’App per proteggere la privacy dei minori?”, “A quali normative fa riferimento la privacy policy dell’App?”.
APPprova di privacy: il vademecum del Garante
Ormai lo abbiamo capito, non sono solo utili e comode da usare per semplificare un gran numero di attività.
Le App raccolgono anche una grande mole di informazioni personali.
Questa raccolta permette un monitoraggio digitale permanente, mentre gli utenti spesso non ne hanno consapevolezza e non ne conoscono i fini ultimi.
Per questo, il Garante per la privacy ha diffuso un documento (APPprova di privacy) chiaro e illustrato per mettere in guardia gli utenti e indirizzarli a un uso consapevole delle App.
Ecco, in sintesi, i punti salienti del vademecum.
Per prima cosa, l’installazione di un’App deve prevedere una verifica di quanti e quali dati verranno raccolti e come verranno utilizzati, consultando l’informativa sul trattamento dei dati personali.
Proprio quest’ultimo elemento è importante, perché dalla chiarezza, trasparenza e completezza dell’informativa sulla privacy (articoli 12 e 13 Regolamento UE 2016/679) possiamo trarre il primo e più importante feedback sulla cura dedicata dal fornitore ai dati personali.
Tra le sezioni dell’informativa su cui focalizzarsi maggiormente c’è quella relativa alla comunicazione e alla diffusione dei dati personali.
Il suggerimento del Garante è anche controllare se l’App che si vuole scaricare raccoglie informazioni che possono essere diffuse automaticamente online (ad esempio, se è possibile che l’App produca post automatici sui social media).
Nel caso le impostazioni lo prevedano, sarebbe opportuno valutare di disattivare questa funzionalità.
Altro elemento fondamentale è verificare se l’App per funzionare ha la necessità di accedere alle nostre fotografie e ai dati di geolocalizzazione.
In questo caso il Garante consiglia di concederne l’accesso solo se l’App prevede servizi che, per funzionare, richiedono questa tipologia di informazioni.
Molte applicazioni social condividono i dati di ubicazione (geolocalizzazione) con terze parti, a fini pubblicitari.
Per quanto riguarda le App che gestiscono fotografie personali, bisogna prestare attenzione al fenomeno del deepfake (creazione di fotografie false partendo da immagini vere).
Ciò avviene mediante l’utilizzo di specifici algoritmi di intelligenza artificiale.
Nel vademecum del Garante, un’attenzione particolare è dedicata all’utilizzo di App da parte dei minori.
I più giovani sono generalmente i meno consapevoli dei pericoli che si corrono online, e sono dunque i più esposti al rischio di raccolta e diffusione incontrollata di dati personali propri o dei familiari.
Per questo è meglio evitare che scarichino e utilizzino App da soli senza la supervisione dei genitori.
Inoltre, se i minori utilizzano dispositivi quali PC, tablet, smartphone, smart TV, console per videogiochi e servizi di streaming online, il consiglio del Garante è quello di creare un profilo con impostazioni d’uso limitate.
In questo modo si evita facilmente l’accesso di bambini e adolescenti a determinati contenuti.
Questa la panoramica attuale sull’utilizzo delle App e sui provvedimenti del Garante al riguardo.
Difficile prevedere con esattezza gli sviluppi futuri.
A noi, utenti responsabili, resta il compito di aggiornarci e seguire le indicazioni dell’Autorità per tutelare la nostra identità online.