Videogiochi che passione!
Soprattutto quelli online attraggono quasi l’82% della popolazione mondiale, che ne fruisce in prevalenza tramite smartphone.
Questi ultimi sono infatti i dispositivi più utilizzati per giocare (62%), molto più rispetto a console (38%) e computer (35%).
A rivelarlo è il report di We Are Social relativo allo scorso anno.
Il mercato del gaming nel 2022 è sul podio nello scenario delle spese per i prodotti digitali, con un totale di 2,11 bilioni di dollari.
Bambini e adolescenti, il target principale del gaming online, sono attratti in modo particolare dai giochi che incentivano l’interazione e lo scambio di informazioni con gli altri utenti, in quanto spinti per natura alla socialità.
Quando il gaming online diventa un fenomeno preoccupante
La rapida crescita dell’industria del gaming online, in Italia e nel mondo, non corrisponde a proporzionate iniziative di implementazione della sicurezza e di responsabilizzazione sui rischi del gioco.
Lo dimostra una ricerca condotta dall’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ifc), dal Dipartimento di psicologia dello sviluppo e della socializzazione dell’Università di Padova (Unipd), e dall’australiana Flinders University, nella quale sono stati analizzati i comportamenti di gaming di 89.000 adolescenti tra i 15 e i 16 anni residenti in 30 Paesi europei.
Le informazioni rilevate sono poi confluite nello studio European School Survey Project on Alcohol and Other Drugs (ESPAD) del 2019.
L’uso di videogiochi (gaming) è diffuso da decine di anni tra i ragazzi, ma ci sono alcune situazioni in cui può diventare “problematico”.
Lo studio del Cnr ha indagato in che modo fattori individuali, sociali e contestuali sono associati a un maggior rischio per gli adolescenti europei.
Ciò che risulta è che quando l’uso dei videogiochi diventa eccessivo, questa abitudine può mettere a repentaglio la salute, e favorire l’allontanamento dalla scuola e dagli affetti.
“Abbiamo rilevato che in Europa un ragazzo su cinque è ad alto rischio di gaming problematico (circa il 20%). L’esposizione al fenomeno dei ragazzi (30.8%) risulta tre volte più alto di quello delle ragazze (9.4%). […] La percentuale di studenti italiani con un alto rischio di gaming problematico (23.9%) è superiore alla media europea, con un numero maggiore di ragazzi (34%) che percepisce conseguenze negative legate al gaming rispetto alle ragazze (12.8%)”, ha spiegato Sabrina Molinaro, ricercatrice del Cnr-Ifc e coordinatrice dello studio.
I rischi del gaming online
Ma quali sono nello specifico i rischi del gaming online per i minori?
Quando si usano in modo eccessivo e incontrollato i videogiochi in rete, i pericoli che si corrono possono essere diversi.
I principali dipendono da un’unica e quasi inevitabile azione: la condivisione di informazioni private.
Quando ci si registra a un gioco è infatti possibile (o talvolta anche necessario) inserire dati personali, che vanno dall’indirizzo email, alla data di nascita, all’indirizzo fisico completo.
I giochi Free2Play (giochi gratuiti, che dominano il mercato soprattutto negli app store di Apple e Google), spesso lavorano anche con fornitori terzi che, per la partecipazione a promozioni con bonus, promettono ricompense o valute di fantasia.
La modalità di gioco online è incentivata proprio dallo sblocco di premi, livelli e tips, da cui bambini e adolescenti sono molto attratti.
Spesso poi in questa fase si devono inserire nuovi dati, oltre a quelli forniti durante la registrazione, e si finisce involontariamente nel pool degli istituti di ricerca di mercato, o si sottoscrivono abbonamenti a pagamento.
In questo caso, è bene insegnare a bambini e ragazzi una regola che vale anche nel mondo reale: non condividere con gli estranei informazioni personali.
Alienazione e cyberbullismo
Condividere i dati personali e permetterne la diffusione, nonché la raccolta da parte di terzi, non è tuttavia l’unico rischio associato al gaming online.
Dedicare troppo tempo ai videogiochi, senza il controllo e la supervisione di un adulto, rischia di avere effetti negativi sul benessere psichico e fisico dei più piccoli.
Alienazione, calo della capacità di attenzione, e nevrosi dettata dal ritmo serrato del binomio azione/premio sono solo alcune delle dinamiche sistematizzate dall’attività di gaming.
Per molti bambini e adolescenti la possibilità di rifugiarsi in un mondo online offre sollievo dalla vita reale.
I ragazzi credono che nel cyberspazio nessuno conosca le loro debolezze, e per questo si sentono al sicuro e non vogliono più uscirne.
Come osservato da Get Safe Online, poi, alcuni giocatori sfruttano un’identità mutevole per “irritare” gli altri, rendendo l’esperienza di questi ultimi deliberatamente meno piacevole.
Si tratta del fenomeno del “griefing”, che assume forme diverse in base al genere.
Si parla di “griefing” quando i giocatori dei giochi multiplayer (quelli a cui partecipano più persone) infrangono volontariamente le regole dei server o le linee guida imposte dalla community, e rovinano così il divertimento agli altri o la loro possibilità di successo.
Coloro che si comportano in questo modo, provocando virtualmente dispiacere agli altri, vengono soprannominati griefer.
In alcuni casi, un griefer può spingersi fino al cyberbullismo.
Questi comportamenti possono manifestarsi in varie forme, ad esempio tramite “whispering” (che letteralmente significa “sussurro”) di messaggi offensivi e pericolosi, o spamming su canali di chat globali, con commenti denigratori sulle vittime.
Secondo Stay Safe Online, è fondamentale che genitori e bambini siano a conoscenza delle opzioni disponibili per difendersi da questo tipo di attacchi.
La maggior parte dei giochi consente di bloccare la chat e i messaggi da altri utenti e, in alcuni casi, le parole o le azioni del bullo possono rappresentare una violazione delle condizioni di utilizzo del gioco.
È in ogni caso sempre consigliabile annotare o salvare la schermata di qualsiasi conversazione offensiva, e segnalarla prontamente agli amministratori della piattaforma.
I passi da compiere per la sicurezza dei minori
Rispetto al gaming da PC o console, il settore mobile non è ancora sottoposto a quella serie di normative e impostazioni che garantiscono un ambiente di gioco sicuro.
I big del settore, come Sony e Nintendo, hanno istituito programmi per la privacy, dimostrando di capire quali sono i rischi associati alla diffusione di dati personali.
Ma il settore dei giochi mobili è costituito anche da nuove e piccole aziende, che potrebbero non seguire i principi di tutela delle informazioni.
Di conseguenza, le autorità hanno rivolto la loro attenzione al gioco online, un settore in rapida crescita che commercializza prodotti digitali specialmente ai più giovani.
Com’è ovvio, il problema non riguarda soltanto i minori.
Tuttavia, il livello di esposizione a cui questo target è sottoposto impone una riflessione urgente su quali potrebbero essere le iniziative per migliorare lo stato delle cose.
L’approccio “privacy-by-design”
Un approccio efficace e costruttivo al gaming online prevede un accompagnamento all’utilizzo e alla fruizione più sicura del gioco, piuttosto che un allontanamento.
In tal senso si è già mossa l’Unione Europea con l’entrata in vigore nell’aprile del 2022 del Digital Services Act, che prevede la messa in atto da parte delle Big Tech di misure adeguate a garantire un elevato livello di privacy, sicurezza e protezione per i minori che accedono ai loro servizi.
Il dispositivo di assicurazione dell’età proposto fino ad oggi come soluzione alla garanzia di sicurezza tuttavia non basta: è necessario che gli sviluppatori dei giochi seguano un approccio di “privacy-by-design”.
Infatti, il controllo anagrafico non risolve la questione relativa alla trasparenza sulla raccolta dei dati.
In diversi casi le piattaforme hanno accesso alle informazioni tramite espedienti come la geolocalizzazione.
I giochi online spesso nascondono le impostazioni privacy, rendendo difficile anche per utenti relativamente abili esercitare il controllo sui propri dati personali.
Ovviamente, accanto ai provvedimenti legislativi, in questi casi il ruolo di supervisione dei genitori non è solo consigliato, ma assolutamente necessario!