Lo scorso 28 gennaio si è svolta la “Giornata europea della protezione dei dati personali”, evento internazionale che ha l’obiettivo di sensibilizzare e promuovere l’importanza della privacy e della tutela dei dati.
Quest’anno il Garante ha voluto dedicare la giornata ai ragazzi, organizzando un incontro dal vivo in un istituto per sensibilizzarli sui temi più delicati e ascoltare le loro voci.
In occasione della celebrazione, l’Autorità ha inoltre commissionato al portale Skuola.net un sondaggio per capire quale sia l’approccio delle nuove generazioni al tema “privacy e digitale”.
Il survey, caratterizzato da 15 domande, è stato proposto sul sito www.skuola.net dal 14 al 19 gennaio 2022, e ha raccolto 2.600 testimonianze da un campione di partecipanti nella fascia di età compresa tra gli 11 e i 24 anni.
Di seguito i risultati ottenuti, sui quali vogliamo focalizzare l’attenzione per riflettere sull’argomento minori e privacy.
Privacy e digitale: cosa pensano del cyberbullismo le nuove generazioni
L’attenzione alla difesa della privacy – soprattutto online – è molto alta da parte dei giovani, tanto da indurli a proporre l’organizzazione all’interno delle proprie classi di incontri dedicati.
Circa nove studenti su dieci si rivelano ricettivi alla proposta, poiché le violazioni spesso danno origine a fenomeni molto temuti, quali ad esempio il cyberbullismo.
A tal proposito, meno della metà dei minori aderenti al sondaggio – nello specifico solo il 43% – ha dichiarato di essere a conoscenza dei diritti ai quali è possibile appellarsi secondo quella che è l’attuale normativa di riferimento, ovvero la Legge 71/2017.
Una vittima di cyberbullismo, infatti, può richiedere la rimozione dei contenuti illeciti e non personalmente autorizzati al gestore della piattaforma e, qualora questo non risponda, ha la possibilità di rivolgersi direttamente all’Autorità Garante, che ha tempo 48 ore per attivare il protocollo previsto.
Sono gli over 18 ad essere maggiormente preparati: il 64% di loro è consapevole di questa opportunità, presumibilmente perché esposto in età scolare al dibattito derivante dall’approvazione del provvedimento per il contrasto al cyberbullismo.
Anche la conoscenza dei meccanismi di difesa da altri fenomeni – sui quali il Garante è da sempre in prima linea – appare apprezzabile, seppur con un notevole margine di miglioramento.
Due giovani su tre sarebbero pronti a segnalare alla piattaforma coinvolta la diffusione online non autorizzata di propri video o foto intimi, così come ad avvisare le autorità competenti, qualora necessario.
Secondo quanto emerso dal sondaggio proposto da Skuola.net, un giovane su quattro in tali occasioni privilegerebbe un confronto preliminare con i genitori o altri adulti vicini, mentre solo uno su dieci terrebbe tutto per sé, complice un profondo senso di vergogna.
Discorso analogo per quanto riguarda i contenuti che coinvolgono altre persone.
Qualora sui propri device dovessero transitare immagini o video “sensibili” relativi ad amici o conoscenti, i giovani sottoposti al sondaggio non avrebbero dubbi sulle azioni da intraprendere.
In media, ben sette giovani su dieci sono consapevoli che la cosa più giusta da fare è rimuovere il contenuto incriminato avvertendo il soggetto coinvolto in prima persona.
Uno su cinque invece, a fronte di un episodio simile, si limiterebbe a interrompere la catena di diffusione.
Fortunatamente solo uno su dieci condividerebbe a propria volta tale contenuto, senza prestare particolare attenzione alle conseguenze.
In questo caso è sicuramente singolare notare come i meno collaborativi siano stati i ragazzi compresi nella fascia d’età tra 19 e 24 anni.
Circa uno su quattro ha infatti ammesso di aver continuato a far circolare il contenuto tra la propria cerchia di amici.
Giovani e consapevolezza: l’importanza della privacy e della tutela dei propri dati personali
Il sondaggio indetto da Skuola.net restituisce risultati migliorabili, che portano sicuramente a riflettere sull’effettiva conoscenza dei diritti e l’osservanza delle regole che ruotano attorno ai servizi digitali e ai social network.
Circa due partecipanti su tre hanno effettuato l’iscrizione a un social network prima dell’età consentita dalla piattaforma, per quanto consapevoli che in linea teorica non avrebbero potuto.
Allo stesso modo, il 66% dei partecipanti, quando si iscrive a un nuovo servizio online o scarica una nuova app, ha ammesso di accettarne le condizioni di utilizzo senza leggere l’informativa privacy.
Secondo quanto emerso, il 16% ha dichiarato di consultare in maniera sommaria la privacy policy dei servizi, mentre solo il 18% si sofferma sulla stessa per saperne di più.
Fortunatamente tra i soggetti maggiorenni la consapevolezza in questo ambito è nettamente superiore: ad ignorare sistematicamente le informative sulla privacy è solo un 50% degli intervistati.
Utilizzo dei social network e privacy: cosa pensano i giovani
Per quanto un giovane su dieci abbia scelto di cancellare la propria iscrizione ai social network (o in alternativa di non iscriversi affatto), il 18% dei partecipanti al sondaggio ha manifestato in misura maggiore la preoccupazione per un eventuale furto di dati e informazioni personali.
Uno su tre, soprattutto tra i minorenni, teme che qualcuno possa utilizzare i propri contenuti pubblicati per prenderlo in giro e infastidirlo, preoccupazione peraltro condivisa da quattro maggiorenni su dieci di età compresa tra i 19 e i 24 anni.
Nel complesso, solo il 23% degli intervistati ha invece dichiarato di non nutrire alcuna preoccupazione quando utilizza i propri profili social.
In linea con i dati sono le “abitudini social”, per cui il 28% dei partecipanti al sondaggio si è dichiarato un semplice spettatore, affermando di non pubblicare alcun contenuto.
Solo uno su dieci pubblica con una certa frequenza, cercando probabilmente di emulare gli influencer.
In media solo l’8% ha dichiarato di pubblicare regolarmente contenuti legati alla propria sfera privata, percentuale che tuttavia sale in modo allarmante al 14% se si prende in esame la fascia d’età tra gli 11 e i 14 anni.
Circa il 57%, percentuale in ascesa per quanto concerne i maggiorenni, si limita a condividere semplicemente contenuti di carattere generale.
Giovani e adescamento online
Quando si parla di adescamento online stupisce il livello di attenzione da parte dei giovanissimi, lo stesso che induce a diffidare di eventuali soggetti che tentano l’approccio tramite i vari canali social.
Il 45% dei giovani aderenti al sondaggio ha infatti dichiarato di non rispondere a questo tipo di contatti sempre e comunque, mentre il 48% sceglie di valutare in primis di chi si tratta, per poi decidere se rispondere o meno.
Nella fascia d’età dagli 11 ai 14 anni chi adotta tale atteggiamento sale al 63%, mentre il 30% sceglie di scartare questo approccio a prescindere.
È comunque confortante osservare che in linea generale, tra i minorenni, nove su dieci cercano quantomeno di difendersi da eventuali tentativi di contatto da parte di sconosciuti e dai pericoli a connessi a tale contesto.
Alla luce di quanto emerso dal sondaggio proposto da Skuola.net, per quanto i giovani si rivelino informati sulle modalità di tutela della propria privacy, è comunque doveroso per gli adulti fornire ai ragazzi le basi per difendersi e aumentare la loro consapevolezza sui rischi che il contesto digitale può comportare.
Come suggerisce il Garante, è quindi necessario un intervento massiccio in grado di agire su più fronti, creando un’azione sinergica tra famiglia e istituzioni, che insieme possono tutelare i giovani insegnando loro a considerare il web e l’ambito digitale non solo come qualcosa di ludico, ma anche e soprattutto come uno strumento istruttivo e in grado di concorrere alla crescita personale, se utilizzato con consapevolezza e maturità.