La XIV edizione dell’Atlante dell’infanzia a rischio in Italia, intitolata “Tempi digitali”, evidenzia come nel nostro Paese il 78,3% dei bambini tra gli 11 e i 13 anni usi internet ogni giorno, principalmente tramite smartphone. 

Ora, se ciò può sembrare normale, in realtà non lo è affatto.

Internet non è stato disegnato, progettato e sviluppato per i più piccoli, con la naturale conseguenza che non tutto ciò che è online è adatto ai minori.

Il web è come un enorme parco di divertimenti, nel quale ci sono attrazioni per tutti, e attrazioni riservate a chi ha almeno una certa età o una certa altezza.

Se chi è più piccolo o più basso sale su un trenino le cui cinture di sicurezza sono progettate per trattenere al sedile chi è più adulto o più alto, sfortunatamente non c’è niente che si possa fare per garantirgli un giro di giostra sicuro.

In genere, la maggior parte delle piattaforme e dei servizi digitali è espressamente riservata a un pubblico più o meno adulto (tredici anni è l’età minima più diffusa, quella, ad esempio, per potersi iscrivere a piattaforme come TikTok, Instagram o YouTube).

Sempre più bambini online: chi lo consente?

Eppure i più piccoli vivono letteralmente in questi parchi di divertimento. Come è possibile?

La risposta è tanto semplice quanto disarmante, e la offre una ricerca commissionata dall’Ofcom, l’autorità inglese per le comunicazioni.

Un terzo dei giovani tra gli otto e i diciassette anni finge di essere più grande per poter usare social media, app di gaming, e siti di condivisione di contenuti anche pornografici. 

Stiamo parlando più o meno di cinquecento milioni tra bambini e adolescenti.

La stessa ricerca racconta che due terzi di loro sono aiutati a farlo dai propri genitori.

E in effetti senza uno smartphone, un abbonamento telefonico, una carta di credito o un indirizzo email, è difficile – se non impossibile – aprire un profilo social.

Oltre a ciò, i gestori delle grandi piattaforme tendono a credere alle bugie dei loro piccoli utenti.

Lo fanno essenzialmente per non rinunciare a centinaia di milioni di dati personali di straordinario valore sul mercato della pubblicità.

Perché quei bambini e quei ragazzi, una volta online, sono destinati a pagarsi in dati il diritto a guardare un cartone animato, a condividere video di ogni genere, a scambiare quattro chiacchiere in questa o quella app di messaggistica, a giocare a un videogame e, talvolta, persino a studiare.

Come funziona il modello di business dell’universo digitale

Online tutto sembra gratis, ma niente lo è davvero.

Quando il giostraio non chiede di pagare il biglietto in denaro, è perché il prezzo sono le persone o, meglio, i loro dati personali.

Dati contro servizi è il modello di business dell’ecosistema digitale.

In Italia, l’art. 2-quinquies del D.lgs. n. 196/2003, in attuazione dell’art. 8 del GDPR, fissa in quattordici anni l’età a partire dalla quale un minore può esprimere autonomamente il consenso al trattamento dei propri dati personali in relazione all’offerta diretta di servizi della società dell’informazione.

Ma naturalmente, se un ragazzo dichiara di essere più grande e il gestore gli crede, il problema è risolto, o almeno online si fa spesso finta che sia così.

Insegnanti e genitori hanno il compito di tenere bambini e adolescenti fuori da quelle app e da quelle piattaforme che sono riservate ai più grandi.

Oggi i minori nascono online

Spesso l’ingresso nel mondo digitale da parte dei più piccoli comincia con il cosiddetto fenomeno dello sharenting, per cui sono proprio i genitori a condividere sui social foto e video dei propri figli, a partire da quando sono molto piccoli. 

Secondo uno studio della Northumbria University, più dell’80% dei bambini britannici è presente online prima che compia due anni, una percentuale che, secondo il New York Times, sale al 90% per gli americani.

Prima del quinto anno di età un bambino qualsiasi ha circa 1500 foto sul web.

La dimensione digitale è ingorda di dati personali.

Li fagocita e accumula, e li processa attraverso soluzioni tecnologiche sempre più evolute, che consentono di ricavare profili affidabili per ogni utente, per ricavarne conoscenze su gusti, inclinazioni, pregi e difetti.

Questa quantità di conoscenza rende i più piccoli estremamente manipolabili e vulnerabili.

Minori online: dialogo con i genitori e formazione

I minori dovrebbero decidere liberamente se, quanto e cosa condividere con gli altri.

In ciò i genitori hanno un ruolo cruciale.

Costruire un dialogo sincero sui rischi e le possibilità di internet è il migliore antidoto ai pericoli che potrebbero incontrare bambini e adolescenti che navigano in rete. 

Questo dialogo va costruito a partire dal primo click, e coltivato mano a mano, adeguandolo alle esigenze legate all’età. 

I ragazzi sembrano saperne molto di più degli adulti in tema di tecnologia e piattaforme digitali.

Ma, anche se sanno usare bene internet, non sempre sono capaci di tutelarsi, anticipando i possibili pericoli e agendo di conseguenza.

Anche online, in molti casi, affrontano la loro vita affettiva, i primi amori, l’identità all’interno del gruppo, e l’immagine a scuola.

Le videopillole di Skuola.net e Generazioni Connesse

Per costruire un dialogo efficace con i più piccoli, e informarli su come utilizzare il web e le piattaforme social, può essere utile parlare con il loro stesso linguaggio e usare i loro strumenti preferiti.

Per questo Skuola.net in collaborazione con gli esperti di Generazioni Connesse, un progetto co-finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del programma Digital Europe, ha realizzato delle video pillole, il cui obiettivo è parlare ai ragazzi di violenza online, algoritmi, intelligenza artificiale e democrazia, economia della rete, web reputation e sicurezza online in una forma breve e coinvolgente.

Lo scopo del progetto è integrare e sostenere l’attuazione pratica delle misure esistenti per proteggere i minori in rete, e di sviluppare le loro competenze per consentirgli di divertirsi in sicurezza e decidere responsabilmente della loro vita online.

Le video pillole hanno un format basato su brevità e incisività, e parlano ai giovani degli argomenti risultati di maggiore interesse in base alla survey annuale del Safer Internet Centre italiano.

I video sono stati pubblicati anche sul canale TikTok di Skuola.net e su tutti i canali social di Generazioni Connesse, e sono a disposizione dei ragazzi affinché imparino ad agire consapevolmente in rete.