Vengono definiti “nativi digitali” e sono i giovanissimi e gli adolescenti parte integrante di quella che viene definita “Generazione Z”.
Tuttavia, secondo quanto emerso da un’indagine pilota condotta da “Save The Children”, una significativa percentuale di studenti presi in esame e intervistati evidenzia notevoli lacune circa la conoscenza e l’utilizzo corretto degli strumenti tecnologici e digitali.
Questo anche a dispetto di quanto vissuto nell’ultimo anno a causa della pandemia, ove si è vista l’introduzione della DAD e un massiccio impiego di piattaforme web, anche per la Didattica Digitale Integrata.
A causa di tale scenario, tende dunque a configurarsi una nuova dimensione della cosiddetta povertà educativa: la povertà educativa digitale, ovvero la privazione di tutte quelle opportunità potenzialmente utili non solo per apprendere ma anche per sviluppare, accrescere e mettere alla prova in maniera del tutto libera le capacità legate a un utilizzo responsabile, etico ed educativo degli strumenti digitali.
I risultati della stessa ricerca promossa da “Save The Children” hanno evidenziato come addirittura un quinto dei minori che hanno partecipato all’indagine, circa il 20,1%, non sarebbe in grado di rispondere in maniera corretta a oltre la metà delle domande proposte per valutare le competenze di base nell’utilizzo degli strumenti digitali.
Solo 1 studente su 10, infatti, sa come identificare una password sicura e come effettuare la condivisione dello schermo durante una videochiamata.
Solo il 29,3% degli stessi appare invece in grado di inserire un link in un testo o scaricare un file da una piattaforma impiegata dalla scuola, mentre solo il 32,8% sa utilizzare il browser per svolgere le comuni attività didattiche previste.
Sono dati che, per quanto allarmanti, non dovrebbero sorprendere, se si considera che ben l’82% degli studenti che hanno aderito all’indagine ha dichiarato di non aver mai utilizzato un tablet a scuola prima della pandemia, percentuale che scende al 32,5% per quanto invece concerne l’uso della lavagna interattiva multimediale (LIM).
Famiglie svantaggiate e analfabetismo digitale
Tra gli studenti che hanno partecipato all’indagine promossa da “Save The Children”, coloro che hanno dichiarato di non avere a disposizione nessun tablet a casa sono il 30,4%, mentre il 14.2% ha affermato di non disporre di un personal computer, né fisso, né laptop.
È inoltre emerso che oltre 54% degli intervistati, ad oggi, vive in abitazioni entro le quali ciascun membro del nucleo familiare ha a propria disposizione meno di un dispositivo tecnologico: viene da sé che le disuguaglianze economiche di partenza tendono a riflettersi all’interno delle famiglie, finendo inevitabilmente per pesare anche sui minori e sulle relative opportunità di studio e di crescita personale.
Sulle competenze digitali, così come sulla povertà educativa digitale, influiscono dunque anche le condizioni sociali ed economiche della famiglia.
Maggiore infatti è il titolo di studio appartenente alla madre o al padre, minore risulta di conseguenza l’impatto della povertà educativa correlata a tutte quelle competenze digitali utili e necessarie a compiere operazioni basiche mediante l’uso delle nuove tecnologie.
Tale dato, di non scarsa rilevanza, è senza alcun dubbio legato al fatto che, di norma, le famiglie che versano in condizioni svantaggiate e che dispongono di risorse economiche limitate sono le stesse ove sono presenti meno tablet e computer a disposizione.
Impatto sociale della povertà educativa digitale senza distinzioni
Tuttavia è opportuno essere consapevoli che la povertà educativa digitale tende a coinvolgere tutti i bambini e ragazzi in generale, senza alcuna distinzione in termini di differenze socio-economiche.
Questo per quanto concerne la capacità di conoscere e applicare le “regole” relative al mondo virtuale e di destreggiarsi tra i pericoli, i rischi e le opportunità offerte dalla stessa rete.
Dalla ricerca pilota “Riscriviamo il futuro” è evidente infatti come una quota consistente degli studenti che hanno partecipato non sia a conoscenza delle regole relative all’utilizzo della propria immagine da parte dei social network, o di quella che è l’età minima consentita per disporre di un profilo personale.
In molti non sono addirittura in grado di eseguire semplici passaggi per rendere il proprio profilo social accessibile soltanto agli amici, così come di far fronte all’utilizzo improprio di foto e video personali da parte di soggetti terzi non autorizzati.
Più della metà degli intervistati, poi, non è a conoscenza delle implicazioni legali relative alla condivisione di contenuti offensivi o lesivi sui social, o ancora non è in grado di reagire in maniera corretta di fronte all’uso improprio del materiale video e fotografico altrui.
In ultimo, ma non certo meno importante, circa la metà degli studenti non è in grado di riconoscere una fake news riguardante l’attualità, facendo un distinguo tra fonti di informazioni autorevoli e accreditate.
Educazione digitale di qualità da parte delle istituzioni
“Raccogliamo continui segnali di allarme sull’allontanamento dei ragazzi dalla scuola e sui drammatici effetti dell’impoverimento delle famiglie”.
Queste le dichiarazioni della direttrice dei programmi Italia-Europa di “Save the Children”, Raffaela Milano.
“Le bambine, i bambini e gli adolescenti rischiano di pagare il prezzo più alto di questa crisi che ha enormemente acuito le disuguaglianze educative e oggi blocca le loro aspirazioni per il futuro. Con il Manifesto della campagna chiediamo con forza alle istituzioni di mettere al centro della ripresa un’educazione di qualità per tutti i bambini, con interventi concreti e immediati: dagli asili nido alla riqualificazione di scuole insicure e prive di manutenzione; dall’estensione del tempo pieno alle mense scolastiche che vogliamo gratuite per tutti i bambini in povertà, per i quali spesso la mensa assicura l’unico pasto completo della giornata”.
“Vogliamo una tabella di marcia del Piano Next Generation che parta dai territori privi di servizi per l’infanzia e per le famiglie e chiediamo che i ragazzi e le ragazze, rimasti troppo a lungo invisibili durante la crisi, siano protagonisti della ripartenza, con l’apertura di spazi di partecipazione e di dialogo con le istituzioni ad ogni livello”.
Dichiarazioni sicuramente di notevole rilevanza che invitano le istituzioni a promuovere in maniera efficace l’educazione digitale, anche attraverso campagne di sensibilizzazione atte a rimarcare non solo l’importanza di un uso corretto delle tecnologie di nuova generazione, ma anche e soprattutto deputate a rendere quest’ultime accessibili e alla portata di tutti, senza alcuna distinzione di carattere economico e sociale.
Il notevole impatto della povertà educativa minorile
L’indagine di “Save the Children”, pubblicata in occasione della campagna “Riscriviamo il futuro”, rivela altri dati significativi che non possono e non devono essere in alcun modo trascurati.
La povertà minorile in poco più di dieci anni è aumentata di dieci punti percentuali, raggiungendo il massimo storico degli ultimi 15 anni nel 2020: 1 milione e 346 mila minori, pari al 13,6% dei bambini e degli adolescenti in Italia, (ben 209 mila in più rispetto all’anno precedente) sono in condizioni di povertà assoluta.
Un dato purtroppo destinato ancora a crescere, complice la crisi economica generata dal Covid-19 e dovuta in misura maggiore all’incremento consistente del numero di genitori che proprio nel periodo della pandemia hanno perso temporaneamente o definitivamente il lavoro (circa 345.000), con una conseguente e prevedibile riduzione della propria disponibilità economica.