Gli adolescenti hanno un rapporto molto stretto con i social network, che rappresentano per loro un piacevole contesto comunicativo e di interazione sociale.
L’uso della rete tuttavia comporta una serie di rischi, dato che molti giovani tendono a creare una vera e propria realtà parallela da cui difficilmente riescono ad uscire, perdendo di vista – come diretta conseguenza – sia l’importanza dell’interazione umana “faccia a faccia” che il rapporto con la noia.
Sebbene quindi siano innumerevoli gli usi dei social network con accezione positiva e costruttiva da cui è possibile trarre benefici e vantaggi, molti adolescenti tendono ad esternare sovente comportamenti aggressivi, che possono sfociare in uno dei fenomeni più frequenti del momento: il cyberbullismo.
Contrastare questa forma di violenza appare difficile e complesso, dato che viene esplicitata nel web e resta sospesa nell’etere.
Tale condizione fornisce dunque agli adolescenti la percezione che in rete tutto sia lecito e destinato a rimanere impunito, rendendo in questo modo lo schermo del computer o dello smartphone una sorta di barriera invalicabile a giustificazione dei propri comportamenti.
Occorre altresì tenere presente che la fragilità propria degli adolescenti rappresenta un’autentica risorsa per i social network.
In un delicato momento come quello in cui tendono a concretizzarsi le opinioni personali e a formarsi il carattere, il rischio di omologarsi alla massa è reale e tangibile.
Si sente spesso parlare di “gogna mediatica” nel momento stesso in cui un post, una foto o un commento, se giudicati inappropriati dalla community, vengono immediatamente bersagliati senza pietà dai giudizi altrui.
Un carattere particolarmente fragile può non essere in grado di affrontare un simile comportamento, con conseguenze spesso estremamente gravi.
Esiste poi un ulteriore fattore tutt’altro che trascurabile: le nuove generazioni non conoscono la società e il mondo precedente all’avvento dei social network.
Viene da sé che per gli adolescenti risulta difficile immaginare una realtà che ne sia priva.
Un’istituzione come la scuola può senza alcun dubbio educare gli adolescenti ad un uso dei social network consapevole e rispettoso e, con l’aiuto della famiglia, ha di fatto la facoltà non solo di prevenire comportamenti violenti, ma di rendere i giovani consci dei rischi e delle insidie che un contesto sconfinato e incontrollato come quello della rete è in grado di presentare quotidianamente, educando ad affrontare e a prevenire spiacevoli conseguenze.
Social network e sicurezza online: come prevenire i principali rischi legati alla rete
Ogniqualvolta la cronaca riporta il tragico epilogo di ciò che è presumibilmente correlato ai social media, prendono il via infiniti dibattiti, sovente fini a sé stessi, e che hanno il sapore di una vera e propria “caccia al responsabile”.
Si è spesso portati infatti a demonizzare la rete, la società, la famiglia, talvolta la scuola, fino ad arrivare addirittura allo Stato.
Per quanto sia di fatto innegabile una negligenza da parte delle piattaforme social, che tendono a non porre alcuna restrizione legata all’età degli utenti – quando in realtà in Italia un minore di 14 anni non potrebbe acconsentire validamente al trattamento dei propri dati personali, necessitando dell’autorizzazione del genitore o del tutore legale nella sottoscrizione di quello che è a tutti gli effetti un contratto – non si può comunque soprassedere sulle responsabilità degli adulti.
I social network permettono le interazioni sociali e danno vita a nuove opportunità professionali, ma al contempo consentono uno scambio senza precedenti di relazioni e di emozioni, cosa che in passato non era affatto auspicabile.
L’avvento massivo degli smartphone – così come delle piattaforme social – costituisce un aspetto esistenziale importante per la vita degli adulti e, seppur in maniera differente, anche per adolescenti e giovanissimi, che ormai ne sono quotidianamente immersi fin dalla più tenera età.
Ed è esattamente in questa realtà nuova, complessa, e per molti ancora troppo oscura, che il rischio è quello di imbattersi in contenuti e comportamenti potenzialmente deleteri per la crescita, così come per la propria sicurezza.
Ipotesi ancor più plausibile se si pensa a come proprio i ragazzi, essendo dei veri “smanettoni tecnologici”, tendano a sottovalutare quelli che possono essere i risvolti negativi legati a particolari atteggiamenti.
Compito degli adulti è dunque quello di educare giovani e giovanissimi all’utilizzo consapevole della rete, illustrando quelli che possono essere i principali rischi legati al furto di identità, di materiale video e fotografico e dei dati personali, e impartendo loro insegnamenti legati al concetto di rispetto ed educazione, entrambi valori che sul web tendono ad essere purtroppo posti in secondo piano, alimentando la “falsa credenza” che, celati dietro ad uno schermo, tutto sia lecito e privo di conseguenze per sé e per gli altri.
Internet è una risorsa preziosa poiché permette di ottenere e divulgare informazioni in tempo reale, a prescindere dall’argomento e dalle tematiche.
Ciò tuttavia non rende il contesto privo di rischi.
I genitori, così come la scuola, devono pertanto essere in grado di promuovere l’uso della rete a scopo prettamente divulgativo e informativo, palesandone i vantaggi a livello educativo, responsabilizzando gli adolescenti su quelle che possono rappresentare delle vere e proprie minacce, e incitandoli ad assumere un comportamento rispettoso qualora sussistano relazioni sociali, anche se di tipo virtuale.
Rapporto tra famiglia e social network: l’importante ruolo dei genitori
Alla luce di quanto detto, viene dunque spontaneo porsi un interrogativo: i giovani, così come gli adulti, sono realmente formati ed educati per affrontare una realtà virtuale utile e costruttiva, ma non priva di risvolti oscuri, rischiosi e potenzialmente pericolosi?
Spesso si tende a dimenticare che lo smartphone, via d’accesso tra le più comuni per i social network, sia stato invece concepito per un pubblico adulto, e non come piacevole passatempo per bambini e adolescenti.
Complice l’avvento di tecnologie sempre più innovative, i ruoli hanno finito per capovolgersi, e ad oggi proprio i genitori non sembrano particolarmente preparati per accompagnare i figli nella “vita digitale”.
Compito degli adulti è invece quello di affiancare i ragazzi alla scoperta della rete, spiegando loro i vantaggi e le caratteristiche costruttive dello strumento, ma mettendoli allo stesso tempo al corrente dei rischi che si celano dietro all’uso scorretto del web e dei social media.
I genitori hanno dunque il compito e il dovere di comprendere loro stessi per primi il mondo digitale e i social, senza rimanervi “intrappolati”.
Questo poiché solo attraverso l’informazione e la formazione è possibile offrire un supporto ai propri figli, specie se adolescenti.
È altrettanto necessario che i genitori siano in grado di anticipare il malessere dei ragazzi, così come la noia e la solitudine, compensate proprio dall’utilizzo smodato di uno smartphone.
Abituati ad osservare gli adulti immersi nello schermo di un pc, di un tablet o di un telefonino di ultima generazione, anche gli adolescenti tendono a isolarsi, cercando considerazione altrove, ed esternando, seppur in maniera indiretta, il desiderio di essere e sentirsi ascoltati, compresi e considerati.
Vietare l’uso dei social non rappresenta una soluzione educativa, in quanto tende a sortire l’effetto opposto, suscitando negli adolescenti il desiderio di trasgredire.
Meglio in questo caso puntare su applicazioni volte a garantire la sicurezza informatica, monitorando ciò che accade sullo smartphone, e rilevando eventuali minacce, segnalate acusticamente al genitore.
Il dialogo con i figli resta dunque l’opzione più indicata.
Parlare con gli adolescenti, educarli all’uso consapevole della rete e dei social, far capire loro che isolarsi all’interno di una realtà virtuale non fa altro che pregiudicare tutte le piacevoli opportunità date invece dalla vita reale, rappresenta senza dubbio un utile stimolo al prediligere esperienze concrete, educative e costruttive che possano arricchire positivamente il proprio “bagaglio esperienziale”, senza doversi esporre ad inutili rischi.
Social network e sicurezza online: come la scuola può supportare i genitori
L’utilizzo distorto della tecnologia, e di conseguenza dei social media, è strettamente legato all’educazione: non dipende pertanto dalla tecnologia in sé e per sé.
La scuola, a riguardo, assume quindi un ruolo tutt’altro che marginale.
Da anni ormai l’istituzione scolastica si impegna nel sensibilizzare gli adolescenti e i giovanissimi nell’utilizzo consapevole e sicuro dell’informatica e di quanto ruota attorno a essa.
L’appartenenza alla cosiddetta “Net Generation” non implica necessariamente l’essere – o il potersi ritenere – competenti sotto l’aspetto digitale.
Partendo dunque dal cosiddetto PNSD o Piano Nazionale Scuola Digitale, volto a innovare digitalmente il sistema scolastico fornendo gli strumenti per una corretta educazione digitale, fino ad arrivare ai finanziamenti europei legati al Programma Operativo Nazionale “Per la scuola – competenze e ambienti per l’apprendimento”, la scuola punta a rendere riconoscibili le opportunità, evidenziando quelli che possono essere i pericoli, i diritti e i doveri legati all’utilizzo di elementi insiti della quotidianità (come ad esempio la rete internet).
Al contempo, a partire dall’anno scolastico 2020/2021, è stata “rivalutata” l’educazione civica quale materia di tipo trasversale, utile a sottolineare l’importanza della cittadinanza digitale, e di conseguenza la capacità di avvalersi consapevolmente e responsabilmente di tutti i mezzi di comunicazione virtuali oggi a disposizione di giovani e giovanissimi.
La scuola oggi non è più fortunatamente concentrata sulle mere competenze tecniche, ma focalizza la propria attenzione su quelle che sono considerate competenze critiche, e sulla sensibilizzazione rispetto ai potenziali rischi correlati all’uso dei social media in maniera impropria.