Secondo un report del 2023 di WeAre Social, che raccoglie dati quantitativi e qualitativi sulla relazione tra mondo virtuale e utenti di ogni fascia di età, WhatsApp conta più di 2 miliardi di persone attive ogni giorno in tutto il mondo.
Per comprendere questo dato, basti pensare a quanto sono diffuse, sia tra gli adulti che tra gli adolescenti, le espressioni “Ci sentiamo su WhatsApp” o “Scrivimi su WhatsApp”.
WhatsApp: un po’ di storia
WhatsApp ha esordito nel novembre 2009 come servizio di messaggistica per iOS.
Grazie alla sua crescente popolarità, nel 2014 Facebook l’acquistò per 19 miliardi di dollari, un prezzo dodici volte superiore alla valutazione dell’app dell’anno precedente.
Si può dire che, tra le applicazioni di messaggistica mobile, WhatsApp detiene dei veri e propri record.
Tramite l’app vengono inviati quotidianamente più di 100 miliardi di messaggi, e l’utente medio trascorre 38 minuti al giorno sulla piattaforma.
Per cui si classifica senza ombra di dubbio tra le app di messaggistica mobile più popolari al mondo.
Più attenzione alla privacy
Nell’estate del 2023 WhatsApp ha introdotto una novità, a testimonianza dell’interesse verso i temi della sicurezza degli utenti, nonché dell’adeguamento alle recenti linee guida che impongono a tutti i provider maggiori tutele per i dati personali.
La novità è una funzionalità chiamata “Lucchetto chat”.
Questo sistema di tutela consente agli utenti di nascondere le loro conversazioni più importanti da occhi indiscreti.
Vediamo come funziona e quanto può essere utile per la protezione dei dati dei minori.
“Lucchetto chat” sposta una chat in una cartella privata, accessibile solo tramite lo sblocco del telefono.
A seconda delle impostazioni dello smartphone, l’accesso richiede l’impronta digitale, il riconoscimento facciale o l’inserimento di un PIN.
Le conversazioni protette con il lucchetto non sono immediatamente visibili nella lista delle chat.
È necessario scorrere verso l’alto per far apparire la cartella nascosta ed accedervi.
La funzione “Lucchetto chat” è legata strettamente al dispositivo su cui viene attivata.
Se si utilizza lo stesso account WhatsApp su più devices, come smartphone, tablet, PC o Mac, è importante ricordare che se una chat è protetta su un dispositivo, non lo sarà automaticamente sugli altri.
WhatsApp è sicura per i minori?
A prescindere dalla novità introdotta, è lecito chiedersi se e a partire da quale età i minori possono utilizzare WhatsApp, ed eventualmente con quali norme per tutelare i loro dati e la loro sicurezza.
I ragazzi devono avere almeno 13 anni per registrarsi e utilizzare la piattaforma.
Tutte le informazioni al riguardo sono esplicitate da WhatsApp nei termini di servizio.
In questa sezione è specificato che la creazione di un account con informazioni false costituisce una violazione, così come la registrazione di un profilo per conto di una persona che non soddisfa i requisiti di età minima.
Come segnalare una persona che non soddisfa i requisiti di età minima
Per segnalare un account appartenente a una persona che non soddisfa i requisiti di età minima, bisogna inviare un’email.
Nel testo occorre fornire una documentazione specifica (cancellando o nascondendo eventuali informazioni personali non correlate):
- prova della proprietà del numero WhatsApp (ad esempio, copia di un documento di identità ufficiale, con nome corrispondente a quello riportato sulla bolletta telefonica);
- prova della responsabilità genitoriale (ad esempio, copia del certificato di nascita o di adozione del minore);
- prova della data di nascita del minore (ad esempio, copia del certificato di nascita o di adozione del minore).
La capacità dell’app di esaminare e attuare le azioni appropriate a seguito di una segnalazione migliora in modo significativo in base alla completezza delle informazioni richieste.
Quattro parole chiave degli aspetti positivi tra adolescenti e app social
Dare maggiori rassicurazioni agli adolescenti e ai loro genitori in merito all’uso delle app social, spinge verso quell’utilizzo “sano e positivo” della tecnologia di cui si ha sempre più bisogno, e che rientra in quel processo di alfabetizzazione digitale che parte dall’ambito familiare e scolastico, ma prosegue inesorabile nella sfera privata quotidiana.
I lati positivi del rapporto fra gli adolescenti e i social media sono numerosi, anche se spesso vengono taciuti o ignorati dal mondo degli adulti.
Ci sono quattro parole chiave con cui si possono riassumere gli aspetti positivi nel rapporto tra adolescenti e social: informazione, condivisione, networking e azione.
I social network permettono ai ragazzi di informarsi su ciò che accade, sia nel contesto locale che in quello globale, in cui il mondo giovanile opera.
Inoltre, la condivisione è sia di emozioni che di punti di vista su ciò che accade nel mondo.
La terza parola chiave è networking, vale a dire la costruzione virtuale di movimenti ed associazioni che possono partire dai comitati di quartiere e della scuola, fino ad arrivare a costruire qualcosa di molto più grande.
Due esempi sono davanti ai nostri occhi: i “fridays for future”, attività globali che sono partite dai social, e che hanno usato questi media per diffondersi, ma anche – a livello locale – la lotta contro l’inquinamento nella terra dei fuochi o la criminalità organizzata nel Sud Italia.
Sono movimenti partiti da incontri online, e poi sfociati in faccia faccia nel caffè sotto casa, nel cortile della scuola o in piazza, per costruire una rete di attivisti e associazioni uniti da affinità culturali.
Infine l’azione, che nasce dall’informazione su ciò che accade nel mondo, dalla condivisione di punti di vista e passioni, dalla costruzione di una rete con cui i ragazzi si fanno forza e condividono gli ideali e i valori (che non solo non sono scomparsi, ma non possono scomparire), per passare da una condivisione di emozioni (che può essere anche negativa all’inizio: l’indignazione per uno stato di fatto) a un’azione concreta.
L’azione può essere una petizione, una manifestazione, una marcia, uno sciopero, ma anche la scrittura di un racconto o la comunicazione visuale tramite immagini, fotografie e racconti che produce effetti concreti nella struttura della realtà sociale, grazie a un utilizzo intelligente dei social media come forma di condivisione emozionale e azione locale e globale.