L’idea di privacy, nella sua corretta accezione, rappresenta un elemento importante dell’organizzazione sociale, giuridica, ed etica della società.
Il diritto alla protezione dei dati personali oggi deve però fare i conti con le sfide poste dalla rete e dalle nuove tecnologie della comunicazione, a cui i bambini e ragazzi sono particolarmente esposti.
Partiamo da un dato oggettivo.
Sia per motivi di svago, che per seguire i passi della digitalizzazione di massa che permea tutti gli ambiti della loro vita, compresa l’istruzione, i minori sono travolti dalla proliferazione delle connessioni mobili.
Assistono e partecipano alla progressiva integrazione dei diversi strumenti di comunicazione e allo sviluppo innovativo delle applicazioni tecnologiche, sempre più piccole e indossabili.
In pratica, sono immersi in una società digitale.
“Profilazione” è la parola chiave per comprendere molti dei problemi legati al fatto di essere parte di questa società, e di conseguenza capire quali sono le sfide che il tradizionale concetto di privacy deve affrontare.
Bambini e adolescenti ogni giorno fanno ricorso ai servizi offerti in rete, i quali richiedono sempre più spesso l’acquisizione e l’elaborazione di dati personali.
La condivisione dei dati online
Sul web viene condivisa ogni giorno una quantità enorme di dati (come ad esempio fotografie, opinioni politiche, convinzioni religiose, ecc.), che diventano merce di scambio esposta a forme di raccolta e monitoraggio.
Oggi, grazie alle nuove tecnologie, è possibile superare i limiti di tempo e spazio, e aggregare, analizzare e archiviare un gran numero di informazioni a costi contenuti.
Il primo obiettivo della profilazione di massa è quello di conoscere gli orientamenti dei consumatori.
Vengono carpite informazioni dai motori di ricerca, dalla posta elettronica, dalle piattaforme di condivisione video, dagli shop online, e soprattutto dalle piattaforme social, così largamente utilizzate dai ragazzi fin dalla prima adolescenza.
In questo modo si realizzano le più sofisticate forme di pubblicità comportamentale.
Il confine tra vita privata e vita digitale dei minori
Mentre nello spazio fisico esistono regole, leggi, consuetudini e mezzi di tutela dei diritti, lo spazio digitale è meno presidiato, ed è più difficile garantire in questa dimensione la legittima aspettativa di integrità e sicurezza della persona.
Le regole e le tutele previste nello spazio fisico per prevenire le situazioni di pericolo devono trovare posto anche nello spazio digitale, nel quale si svolge una parte rilevante della quotidianità di ogni bambino e adolescente.
Nonostante i passi avanti fatti dalla legislazione nazionale ed europea, nello spazio digitale si possono violare più facilmente i diritti dei minori, acquisendo e manipolando informazioni che riguardano parti fondamentali della vita privata di ciascuno di loro.
In tale contesto maturano nuove forme di criminalità: dal cyberbullismo al furto di identità, fino alla più organizzata criminalità cibernetica.
Questo è uno dei lati oscuri della rete, di cui molto si discute negli ultimi anni.
L’illusorio anonimato che internet sembra garantire (attraverso ad esempio l’uso di nickname o profili falsi), spesso consente di ledere e calpestare diritti, rubare identità, e demolire psicologicamente i compagni con comportamenti aggressivi.
Molestie, minacce, diffamazione, gravi fattispecie sanzionate dal codice penale, non perdono certo di significato se realizzate nel web.
Mai come oggi, dunque, proteggere il flusso dei dati personali significa proteggere se stessi.
Occorre perciò rimuovere l’idea che esista una vita virtuale diversa rispetto a quella reale.
La vita è una sola, e si svolge tanto nello spazio fisico quanto in quello digitale.
È questa una sfida che riguarda tutti: singoli cittadini, governi e istituzioni.
Il valore della tutela della privacy e il dovere di agire
La privacy, è bene ribadirlo, si presenta come uno strumento necessario per difendere le libertà personali e opporsi alle spinte sempre più forti verso una società della sorveglianza e/o della classificazione e selezione sociale.
Un’adeguata protezione dei dati può rappresentare una buona strategia per scongiurare il pericolo che le nuove tecnologie – indispensabili per semplificare le attività, agevolare l’interscambio di informazioni, e migliorare la vita di relazione – si traducano in strumenti potenzialmente lesivi della dignità dell’uomo.
I rischi per i minori sono dunque rappresentati sempre di più dalle modalità con le quali i dati vengono trattati e custoditi.
Privacy dei minori e mondo scolastico
La privacy dei minori è un tema delicato, specie se riferito al mondo scolastico, dove i dati personali trattati su larga scala riguardano soggetti in condizioni di “particolare vulnerabilità”.
Il diritto alla riservatezza è più recente rispetto a quello all’istruzione, ma i due sono strettamente correlati tra di loro.
Il tema “scuola e rispetto della privacy” è trattato dall’Autorità con costante attenzione.
C’è infatti sul sito del Garante un’intera sezione dedicata al mondo della scuola, che viene periodicamente aggiornata.
Inoltre, già nel 2016 (e quindi due anni prima dell’applicazione del GDPR), l’Autorità aveva pubblicato una guida intitolata “La scuola a prova di privacy”, che raccoglieva i casi principali in tema di protezione dati, per fornire chiarimenti ai tanti quesiti posti da famiglie e scuole, come ad esempio quelli relativi alle regole da seguire per pubblicare le informazioni sul sito, o sulle cautele da adottare per i dati degli alunni con disturbi di apprendimento.
Il nuovo vademecum: che cosa cambia rispetto al precedente
La nuova versione aggiornata al 2023 del vademecum “La scuola a prova di privacy”, pubblicata a sette anni di distanza dalla precedente, affronta anch’essa le tematiche connesse al trattamento dei dati personali nelle istituzioni scolastiche, con un focus particolare sul mondo digitale.
L’obiettivo della nuova guida è quello di offrire a scuole, famiglie e studenti un agile strumento per assicurare la più ampia protezione dei dati delle persone che crescono, studiano e lavorano.
Rispetto alla versione precedente, nel nuovo vademecum viene dedicata particolare attenzione alle innovazioni normative e al corretto utilizzo delle nuove tecnologie didattiche (registro elettronico, didattica a distanza, registrazione delle lezioni, ecc.), sempre più presenti nella dimensione scolastica.
Nel documento si parla anche di alcuni fenomeni preoccupanti che possono coinvolgere i più giovani (come il cyberbullismo, il revenge porn e il sexting), e delle buone prassi di educazione digitale (dallo sharenting, alla corretta gestione dei video e delle foto realizzate in occasione di feste e gite scolastiche).
Con la pubblicazione di questo nuovo vademecum, il Garante mette quindi a disposizione di genitori, alunni, docenti e amministrativi uno strumento utile e pratico per dirimere i dubbi più diffusi sul trattamento dei dati personali a scuola.