Nel corso del 2021 sono stati 5.316 i casi di pedopornografia trattati dalla Polizia Postale, con un incremento del 47% rispetto all’anno precedente.
In crescita anche il numero di minori con un’età inferiore a 13 anni approcciati sul web da adulti abusanti.
È quanto emerge dal dossier “L’abuso sessuale online in danno dei minori” pubblicato lo scorso 5 maggio, e frutto della collaborazione tra la Polizia di Stato e Save the Children, l’organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro.
Quello della pedopornografia è uno dei fenomeni che rientrano in quello più ampio dell’adescamento online, di cui negli ultimi anni, complice anche la pandemia, si sente parlare sempre più spesso.
Il ChatControl contro la pedopornografia online
Alla luce dei dati esposti a inizio articolo, la lotta alla pedopornografia non può che farsi sempre più dura.
Il luogo in cui i criminali si trovano più a loro agio – poiché in esso possono agire quasi indisturbati – è sicuramente internet.
È per questo che la Commissione Europea ha introdotto un provvedimento che consente ai provider di servizi di comunicazione interpersonale (come WhatsApp, Messenger, Telegram ed altri) di attuare un controllo sistematico e massivo del contenuto delle chat private.
Lo scopo è quello di individuare contenuti che rivelano abusi sessuali sui minori.
Si tratta del Regolamento 2021/1232, noto anche come ChatControl.
Il Chat Control è una deroga all’articolo 5, paragrafo 1, e all’articolo 6, paragrafo 1 della Direttiva 2002/58/CE (Direttiva ePrivacy), in cui si vieta ai provider di porre in essere attività di sorveglianza, intercettazione o conservazione delle comunicazioni elettroniche, salvo il caso in cui l’utente non abbia prestato il proprio consenso o il provider sia stato espressamente autorizzato per legge.
Tale proposta è un accordo provvisorio che deve ancora essere presentato al Comitato dei rappresentanti permanenti facente parte del Consiglio dell’Unione Europea.
Approvato il 6 luglio 2021, sarà in vigore per tre anni a partire da tale data, al fine di concedere al legislatore europeo il tempo necessario per adottare un nuovo quadro giuridico a lungo termine.
L’11 maggio di quest’anno la Commissione Europea ha poi presentato un nuovo disegno di legge sulla scia del ChatControl.
La proposta non è altro che la cristallizzazione della deroga temporanea del 2021, da cui la definizione di ChatControl 2.0.
Che cosa prevede il ChatControl
Il regolamento consente a provider di servizi di comunicazione interpersonale (come, ad esempio, WhatsApp, Messenger, Telegram e altri) di attuare un controllo sistematico e massivo del contenuto delle chat private.
Lo scopo è quello di individuare esclusivamente il materiale pedopornografico, le attività di adescamento, o qualsiasi altro contenuto relativo ad abusi su minori diffuso all’interno delle comunicazioni, in modo molto più efficace rispetto a quanto fatto sino ad ora.
In mancanza di una normativa specifica, infatti, le collaborazioni con le forze dell’ordine avvenivano su base volontaria, senza standard certi sulle modalità di tutela della privacy degli utenti.
Superare l’ostacolo della “crittografia end-to-end”
Per comprendere esattamente come funziona il ChatControl è necessario capire prima come funziona ad oggi il sistema di messaggistica sul web.
Tutti i messaggi inviati su Messenger, WhatsApp e simili sono coperti da “crittografia end-to-end”. Ma che cosa significa?
Vuol dire che sono protetti – criptati appunto – da parte a parte, cosa che impedisce a terzi, gestori delle app compresi, di poterli intercettare e leggere.
Perciò, non c’è modo di accedere alle chat se non attraverso la diretta volontà degli individui coinvolti, i due “end” appunto.
Ed è proprio qui che è dovuto intervenire il ChatControl.
Il nuovo sistema impone alle app di messaggistica una “backdoor”, ovvero una scorciatoia privilegiata, che permette alle autorità di sorvegliare e di individuare chat e materiali incriminati.
Come avviene l’intercettazione dei messaggi
Il ChatControl agisce tramite la tecnologia di “hashing”, grazie alla quale un testo semplice, come password o dati personali, viene convertito in codice.
A differenza del metodo di crittografia, tale codice non può essere riconvertito in ciò che era originariamente.
In questo modo, tutti i dati degli utenti sono al sicuro dagli attacchi hacker.
Dunque, utilizzando la tecnologia di “hashing”, il materiale pedopornografico viene segnalato nel momento in cui si è in presenza di un risultato positivo, di una corrispondenza tra un’immagine (o un video) e un “hash” presente in un database, contenente materiale verificato sugli abusi sessuali nei confronti dei minori online.
I fornitori fanno riferimento alle hotline nazionali per la segnalazione di materiale pedopornografico, nonché a organizzazioni il cui scopo è identificare i bambini e ridurre lo sfruttamento e l’abuso sessuale degli stessi.
Il ChatControl è un rischio per la privacy degli utenti?
È importante precisare che il regolamento, sebbene costituente una deroga alla Direttiva ePrivacy, non fa venir meno i principi, i diritti e gli obblighi del GDPR.
Ne deriva che il trattamento di dati personali da parte dei provider rientra pienamente nell’ambito di applicazione del GDPR, ed è soggetto alle garanzie e alle condizioni previste dallo stesso.
Nello specifico, l’art. 3 del regolamento enuncia il perimetro entro il quale si può attivare un’indagine sulle comunicazioni.
Il trattamento deve essere proporzionato e limitato alle tecnologie utilizzate dai provider per la sola finalità di prevenzione dei reati di pedopornografia e di adescamento di minori.
Tali tecnologie devono essere conformi allo stato dell’arte del settore (al fine di limitare il tasso di errore di falsi positivi nella massima misura possibile), e meno invasive possibili della privacy degli utenti.
Il pericolo della sorveglianza di massa
Nonostante l’obiettivo perseguito dal regolamento sia pienamente legittimo, le attività di sorveglianza dei provider potrebbero essere molto più invasive rispetto a quelle poste in essere fino ad ora.
La preoccupazione generale è che col tempo interferiscano con alcuni diritti fondamentali dell’uomo, come quello alla tutela dei dati e al rispetto della vita privata e familiare.
Alcuni eurodeputati e esperti del settore temono che il ChatControl possa rappresentare una pericolosa vulnerabilità per i diritti dei cittadini europei, in virtù del “controllo” delle comunicazioni riservate e private.
Si teme inoltre che l’utilizzo massivo e indiscriminato di sistemi di Intelligenza Artificiale possa portare a gravi conseguenze, restituendo falsi positivi e fornendo segnalazioni alla polizia anche senza la previa verifica umana.
Occorre rilevare, infatti, che con tale sistema di monitoraggio delle conversazioni le fotografie e i video intimi di milioni di persone, minori compresi, potranno essere acquisiti, conservati ed esaminati dai provider di servizi e dai loro dipendenti, oltre che dalle forze dell’ordine, che a loro volta potranno esaminare i contenuti oggetto di segnalazione.
In definitiva, molti temono che l’applicazione del ChatControl possa dare il via a una sorveglianza di massa.
Norme e diritti che si intersecano tra di loro potrebbero far crollare una proposta di legge che servirebbe a contrastare concretamente il fenomeno della pedopornografia.
Soluzioni alternative al problema della pedopornografia online
Ma se il ChatControl secondo alcuni rischia di diventare un pericoloso strumento di sorveglianza di massa, quale potrebbe essere allora la soluzione alternativa per proteggere i minori online?
Chi si dichiara del tutto contrario al ChatControl risponde a gran voce: educazione e sensibilizzazione.
In quest’ottica, la soluzione sarebbe parlare molto, sia a scuola che a casa, di tutto ciò che riguarda i pericoli della rete, e indurre bambini e adolescenti a una piena consapevolezza dei rischi online.
Almeno in parte, ciò già avviene.
Forse dovrebbero esserci dei programmi educativi e degli strumenti più efficaci anche per i genitori?
Come le sorti del Regolamento 2021/1232, questi interrogativi rimangono per ora irrisolti.
Intanto, per famiglie e insegnanti, è bene sapere che esistono diversi servizi utili per segnalare contenuti inadeguati che coinvolgono minori.
Sono, ad esempio, il “Clicca e Segnala” di Telefono Azzurro e “STOP-IT” di Save the Children.
Una volta ricevuta la segnalazione, gli operatori procedono a coinvolgere le autorità competenti in materia per rimuovere quanto indicato.