Oggi, anche nell’ambiente scolastico, per facilitare le comunicazioni tra docenti e famiglie vengono utilizzate delle piattaforme digitali.

L’utilizzo di detti strumenti però deve sempre portare con sé un interrogativo fondamentale: come tutelare la privacy dei nostri studenti in questo spazio virtuale?

Un recente provvedimento del Garante per la Protezione dei Dati Personali (https://www.garanteprivacy.it/web/guest/home/docweb/-/docweb-display/docweb/10136982) ci fa proprio ragionare su questo punto e ci invita a implementare mezzi sicuri di comunicazione e a formare anche il personale su come utilizzare correttamente questi strumenti messi a disposizione.

La superficialità nella gestione dei dati dei minori ha un costo, e non sempre è solo pecuniario, in quanto una ingiustificata violazione del diritto alla riservatezza degli studenti, può avere possibili ripercussioni anche sullo sviluppo della loro personalità.

Che cosa ci insegna il provvedimento del Garante del 27 marzo 2025?

Con questo provvedimento l’Autorità è intervenuta a seguito del reclamo presentato dalla madre di un alunno nei confronti di una scuola che tramite una docente aveva condiviso messaggi privati sul proprio figlio sulla piattaforma SeeSaw, rendendoli accessibili ad altri genitori e al personale scolastico.

La questione ha riguardato proprio l’errata condivisione di due messaggi personali.

La problematica? Questi messaggi, per quanto rapidamente rimossi e destinati a un ambiente teoricamente circoscritto, sono stati resi accessibili a terzi non autorizzati, inclusi altri genitori e personale scolastico non direttamente coinvolto.

In particolare, il Garante ha affermato che: “sebbene la pubblicazione dei messaggi oggetto del reclamo sia avvenuta in un’area non accessibile a chiunque e tale da determinare una diffusione di dati personali, la comunicazione dei dati ivi contenuti è avvenuta, ancorché per un errore materiale, comunque in favore di un novero determinato di soggetti non legittimati alla conoscibilità delle informazioni riguardanti il minore”.

Appare evidente che la scuola si sia trovata a gestire una situazione delicata che ha portato a una comunicazione illecita di dati personali.

Nonostante l’intento fosse probabilmente quello di una comunicazione interna e funzionale, l’accesso di persone non autorizzate ha costituito una chiara violazione delle normative sulla protezione dei dati.

Questo episodio, pur nella sua specificità, ci ricorda che anche le piattaforme “chiuse” o “private” richiedono un’attenzione scrupolosa alle impostazioni di privacy e alla gestione degli accessi. Il confine tra informazione utile e divulgazione impropria è sottile, soprattutto quando si tratta di minori.

Come il Garante ha valutato l’operato della scuola e della docente

Il Garante della Privacy, nel suo giudizio, ha riconosciuto la violazione.

Ha stabilito che, nonostante la rapidità con cui i messaggi sono stati cancellati e la natura non completamente pubblica della piattaforma, la comunicazione di dati sensibili a soggetti non autorizzati rappresentasse una trasgressione delle norme vigenti.

È un punto fermo: la buona fede o la rapida correzione non annullano e non scusano la violazione di dati personali.

Tuttavia, il Garante non ha sanzionato la Scuola in quanto ha tenuto conto di diversi fattori attenuanti come: la piena collaborazione della scuola durante l’istruttoria, l’immediata eliminazione dei dati in questione, la limitata portata e durata della violazione e, non meno importante, il fatto che si trattasse della prima infrazione per l’istituto.

Questo approccio evidenzia una volontà dell’Autorità di educare e guidare, piuttosto che solo punire.

Il messaggio è chiaro: gli errori possono capitare, ma la trasparenza, la collaborazione e la prontezza nel porre rimedio sono elementi che pesano notevolmente nella valutazione finale. È un segnale importante per tutte le organizzazioni che gestiscono dati personali, scuole in primis.

Che cosa ci insegna questo provvedimento

Il provvedimento che abbiamo analizzato è un monito per l’intero sistema scolastico, che si trova a navigare in un mare sempre più digitale.

Le scuole non sono più solo luoghi fisici di apprendimento, ma anche ecosistemi digitali complessi, dove la comunicazione avviene attraverso una miriade di canali: registri elettronici, piattaforme didattiche, chat di gruppo, app dedicate.

La lezione fondamentale è che la digitalizzazione comporta nuove responsabilità.

Le scuole devono assicurarsi di:

  • Formare il personale: Docenti e personale ATA devono essere costantemente aggiornati sulle normative privacy e sulle migliori pratiche per la gestione dei dati personali, in particolare quelli dei minori. Non basta conoscere la piattaforma, bisogna sapere anche come utilizzarla in ogni dettaglio.
  • Selezionare le piattaforme con cura: Non tutte le piattaforme digitali offrono le stesse garanzie in termini di privacy. Le scuole devono effettuare una due diligence approfondita prima di adottare un nuovo strumento, verificando le policy sulla privacy, le misure di sicurezza e la conformità al GDPR.
  • Definire procedure chiare: Chi ha accesso a quali dati? Come si gestiscono le comunicazioni private? Quali sono i protocolli in caso di data breach? Avere procedure scritte e ben comunicate è essenziale per prevenire errori e agire prontamente in caso di necessità.

In sintesi, la gestione della privacy nelle scuole è oggi fondamentale. Non si tratta solo di conformità legale, ma di costruire un ambiente digitale sicuro e fidato per i nostri studenti.

In ogni caso la responsabilità sul trattamento dei dati personali non è un qualcosa che ricade solo sulle istituzioni o sul titolare del trattamento.

Tutti noi dobbiamo preoccuparci e attivarci per tutelare i nostri dati personali.

Le scuole quindi che cosa devono fare?

Sicuramente le scuole devono continuare ad utilizzare piattaforme digitali scolastiche che tra l’altro facilitano la comunicazione e ottimizzano la didattica.

Questi strumenti sono un vantaggio, non un nemico. Il problema nasce quando questi strumenti vengono utilizzati senza la necessaria consapevolezza delle implicazioni in termini di gestione dei dati.

Dobbiamo smettere di vedere la privacy come un ostacolo burocratico e iniziare a considerarla come un elemento abilitante per un ambiente digitale sano e sicuro.

Le scuole devono investire in formazione e processi rigorosi e i genitori devono diventare “sentinelle digitali” consapevoli.

Solo così potremo sfruttare appieno il potenziale delle tecnologie senza compromettere i diritti e la sicurezza delle nuove generazioni.

Questo provvedimento che abbiamo analizzato deve essere proprio letto come un invito a una riflessione più profonda sul nostro rapporto con il digitale e sulle responsabilità che ne derivano.

Il futuro di questa generazione di studenti, in gran parte, si sta scrivendo online.

Facciamo in modo che sia una storia di protezione, non di esposizione incontrollata.