Negli anni l’Italia è diventata sempre più meta di arrivo o di passaggio verso l’Europa di flussi migratori provenienti sia dall’Africa che dall’Asia.
Un processo che nel tempo ha visto approdare sulle coste del nostro Paese migliaia di rifugiati ogni anno.
Tra questi anche minori, molti dei quali non accompagnati né dai propri genitori né da altri adulti.
Con l’espressione “minore non accompagnato”, in ambito europeo e nazionale, si fa riferimento allo straniero (cittadino di Stati non appartenenti all’Unione Europea o apolide), di età inferiore ai diciotto anni, che si trova, per qualsiasi causa, nel territorio nazionale, privo di assistenza e rappresentanza da parte dei genitori o di altri adulti per lui legalmente responsabili.
Si tratta di bambini e ragazzi che necessitano di tutele speciali, come quelle garantite dalla legge n. 47/2017, che stabilisce principalmente il divieto di respingimento e di espulsione.
Il primo è assoluto: lo stato non può in nessun caso respingere alla frontiera i minori stranieri non accompagnati (MSNA).
Il secondo, invece, è derogabile solo per motivi di ordine pubblico e di sicurezza dello Stato.
Anche qui, tuttavia, si può procedere all’espulsione solo se questa non comporta il rischio di danni gravi per il minore.
Oltre al divieto di respingimento e di espulsione dal Paese, ai MSNA viene garantita la possibilità di accedere ai diversi servizi territoriali di accoglienza attraverso due fondi statali: il “Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo”, e il “Fondo nazionale per l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati”.
Entrambi sostengono le amministrazioni comunali nelle spese che sono chiamate ad affrontare.
Chi sono e quanti sono i MSNA in Italia
Il 2022, a seguito dell’aggressione all’Ucraina da parte della Russia, ha visto un aumento del numero di profughi e rifugiati.
Circa il 27, 9% dei minori stranieri non accompagnati attualmente presenti in Italia sono di nazionalità ucraina.
Stando ai dati dello scorso maggio, erano oltre 4.000 i bambini e ragazzi ucraini non accompagnati presenti nel nostro Paese.
Il loro numero è cresciuto soprattutto a marzo (quando sono diventati la terza nazionalità più presente tra i MSNA), e poi in aprile.
I dati dell’UNHCR, l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di questi temi, riportano come, a poco più di un mese dall’inizio del conflitto, le fuoriuscite dal Paese fossero già 4 milioni, dato successivamente cresciuto fino a circa 7 milioni ai primi di giugno.
Cifre che purtroppo rafforzano una tendenza già emersa nei mesi precedenti.
Già nel 2020 il numero di sfollati era cresciuto notevolmente, portando ad un incremento del 6,2% di rifugiati, sfollati e persone a rischio rispetto al 2019.
Parliamo di bambini e ragazzi senza cittadinanza italiana o UE, privi di assistenza da parte di genitori o adulti, e che vivono in una condizione di enorme vulnerabilità.
Gli MSNA in Italia non sono solo di nazionalità ucraina: molti di loro provengono infatti anche da altri Paesi, quali ad esempio l’Egitto, il Bangladesh, l’Albania e la Tunisia.
Monitoraggio dei MSNA
I minori stranieri non accompagnati necessitano particolari tutele e servizi in termini di accoglienza.
Per questo è importante monitorare la loro presenza sul territorio e indirizzare fondi statali e misure d’aiuto per far sì che questi bambini e ragazzi abbiano le stesse opportunità dei loro coetanei.
Il D.P.C.M. 535/1999 (articoli 2, lettera i, e 5) e il D.lgs. 142/2015 (art. 19, comma 5) attribuiscono alla “Direzione Generale dell’Immigrazione e delle politiche di integrazione” del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali compiti di monitoraggio e censimento della presenza di minori non accompagnati sull’intero territorio nazionale.
Nell’ambito di tali competenze, presso la Direzione Generale è stato istituito il “Sistema Informativo dei Minori non accompagnati” (SIM).
Il SIM consente di monitorare la presenza dei minori non accompagnati, di tracciarne gli spostamenti nel Paese, e di gestirne i dati relativi all’anagrafica, allo status, e al collocamento.
Insomma, accede a una mole di informazioni, molte delle quali da trattare con cura.
L’aspetto che riguarda la delicatezza dei dati gestiti dal SIM era già stato oggetto di uno schema di D.P.C.M. che il Consiglio di Stato aveva ritenuto non idoneo a disciplinare le competenze del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali in materia, indicando invece la necessità di adottare un regolamento governativo.
Per questo era stato necessario l’intervento del Garante della privacy, che si era espresso al riguardo in un parere del 2019.
L’intervento del Garante della privacy sul SIM
Ebbene, sembra che il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali abbia recepito pressoché integralmente le osservazioni del Garante.
Tuttavia, vista la rilevanza qualitativa e quantitativa delle informazioni trattate, il Garante ha chiesto al Ministero di svolgere una “Valutazione di Impatto della Protezione dei Dati” (DPIA), prima di predisporre i protocolli di intesa con i diversi soggetti legittimati ad accedere al sistema.
Per quanto riguarda le finalità del trattamento (di cui è titolare il Ministero, come aveva suggerito il Garante), sono state eliminate quelle statistiche, di studio, di informazione e ricerca.
D’altra parte, sono state precisate le modalità e le garanzie con cui legittimare la diffusione dei dati.
Lo schema di regolamento precisa inoltre le tipologie di dati e di operazioni eseguibili, e le modalità di accesso alle informazioni del SIM.
Infine, al compimento del diciottesimo anno di età, è previsto che i dati del minore possano essere conservati esclusivamente per il tempo – non superiore a cinque anni – necessario ad adempimenti di natura amministrativa o contabile, o allo svolgimento di politiche di integrazione.
Alla scadenza del periodo i dati dovranno essere cancellati o anonimizzati.
Diritto allo studio dei MSNA: che cosa dice la legge
Tutti i minori residenti sul territorio italiano, indipendentemente dalla loro provenienza, hanno gli stessi diritti, i quali garantiscono loro tutele, libertà e vantaggi, come l’accesso all’istruzione scolastica.
Naturalmente anche i MSNA godono del diritto allo studio, proprio come ogni bambino e bambina, ragazzo e ragazza, presente sul territorio nazionale.
Ma quali sono i provvedimenti in cui si parla di diritto all’istruzione scolastica per i MSNA?
Il diritto allo studio viene sostenuto nelle “Linee guida per il diritto allo studio dei minori fuori dalla famiglia di origine”, a firma del Ministro e del “Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza”.
Tale documento stabilisce, ad esempio, che “Per garantire il diritto allo studio di questa tipologia di alunni, occorre consentire l’iscrizione e l’inserimento a scuola in qualsiasi momento dell’anno, anche dopo la scadenza dei termini e presentando la domanda d’iscrizione direttamente alla scuola prescelta, senza dover obbligatoriamente usare la piattaforma delle iscrizioni online”.
Indicazioni operative sono rintracciabili, inoltre, nella L. 47/2017, la cosiddetta “Legge Zampa”, recante “Disposizioni in materia di misure di protezione dei minori stranieri non accompagnati”.
Tale disposizione prevede, all’art. 14 , comma 3, che “le istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado […] attivano le misure per favorire l’assolvimento dell’obbligo scolastico […], e formativo da parte dei minori stranieri non accompagnati, anche attraverso la predisposizione di progetti specifici che prevedano, ove possibile, l’utilizzo o il coordinamento dei mediatori culturali, nonché di convenzioni volte a promuovere specifici programmi di apprendistato. Le amministrazioni interessate provvedono all’attuazione delle disposizioni del presente comma nei limiti delle risorse finanziarie, strumentali e umane disponibili a legislazione vigente e comunque senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica”.
Maggiore attenzione è rivolta a quei minori tra le “vittime di tratta”, per il cui contrasto al fenomeno è stato istituito un comitato tecnico specifico.
Per quanto riguarda l’impegno delle nostre istituzioni, l’Italia collabora al progetto “I minori stranieri non accompagnati e la loro transizione all’età adulta”, co-finanziato da UNICEF e UNHCR.
La ricerca ha l’obiettivo di fornire un’analisi, grazie alla quale gli attuali quadri giuridici e le politiche in atto possano assicurare una migliore transizione dei MSNA all’età adulta e una positiva inclusione nella società italiana.